Località: Taormina
Estensione: 2 ettari
Il giardino di Florence Trevelyan è un significativo esempio del gusto romantico, eclettico ed eccentrico che si è diffuso in Sicilia nella metà dell'Ottocento e che ha trasformato radicalmente lo stile archittettonico dei giardini.
Pervenuto nei primi decenni del Novecento al Comune di Taormina, dietro interessamento dell’On. Giovanni Colonna Duca di Cesarò, allora Ministro delle Regie Poste, fu acquisito al demanio comunale con decreto legge n. 528 del 18.02.1923 e meglio identificato come Parco “Giovanni Colonna, Duca di Cesarò”
La connotazione che lega gli impianti, di impronta anglosassone, non è soltanto la smaterializzazione delle severe geometrie tardo-settecentesche ma anche la straordinaria ricchezza dei taxa in essi rappresentati.
Assieme al già noto esempio palermitano di Villa Whitaker (MAZZOLA & al., 1990), il Parco “Duca di Cesarò”, con ben 218 diversi taxa, rappresenta sicuramente uno dei giardini storici con la maggior biodiversità di florula ornamentale esistente in Sicilia (BAZAN & al. 2005).
Adagiato sulle pendici del Monte Tauro, confinante a sud con la via Roma e a nord con la via Bagnoli Croci, area in passato chiamata “Piano Bagnoli”, nella quale nel 1969 sono stati scoperti resti di strutture antiche ipoteticamente riferite al Ginnasio, complesso di una certa importanza, risalente al periodo greco di Taormina, che ospitava anche una biblioteca.
La zona ebbe una prevalente destinazione agricola sino alla fine dell’Ottocento, quando, vari fondi vengono acquistati dall’inglese Florence Trevelyan, (Hallington 1852- Taormina 1907), eccentrica signora di origini scozzesi. giunta a Taormina nel 1889 all’età di 37 anni, moglie del taorminese Salvatore Cacciola, professore di Anatomia Patologica presso l’Università di Padova e possidente, per ampliare il parco di palazzo Cacciola, oggi Acrosso-Papale, in via Teatro Greco, settecentesco palazzo di proprietà del marito.
Nel 1890 in seguito a un evento tragico nella vita della nobildonna, la morte prematura del figlio, inizia la sua attività filantropica È in questo periodo che si impegna nella progettazione di quello che sarà il suo giardino.
Realizzato tra il 1890 e il 1899, legato, oltre che alla straordinaria personalità di Florence Trevelyan, anche ad un periodo particolarmente favorevole della storia della città, connotato dalla presenza di numerosi viaggiatori stranieri che, attratti dal clima mite, dagli scorci paesaggistici di rara bellezza, dal patrimonio architettonico ed archeologico, decidono più o meno stabilmente di vivere a Taormina. Fra questi ricordiamo il pittore Ottone Gelleng, il fotografo Guglielmo Von Gloden e il barone Carlo Stempel.
Il giardino, possiede una forma irregolare simile a quella di un rettangolo, fortemente allungato di circa 300 m di lunghezza e 70 m di larghezza, con un dislivello massimo nelle sue parti di 7 m e con una superficie complessiva di 22.400 mq.
Ad oggi, non ha subito nessuna trasformazione sostanziale dalla sua struttura architettonica originaria.
L’impianto è diviso in tre parti su diversi livelli, raccordati da rampe e scalinate, in cui sono presenti diversi estrosi ed eccentrici manufatti denominati “Victorian Follies” o “the beehieves” (gli alveari) – realizzati con svariati materiali, tra cui mattoni colorati, pezzi di pietra, stoffa, tegole, tubi e vario materiale riciclato – due dei quali costruiti sulle basi di rustici preesistenti e altri due ex novo con uno stile che è un miscuglio vari stili.
La parte centrale, in direzione dell’ingresso principale, si articola su due livelli ed è caratterizzata da un impianto arboreo simmetrico; sono presenti alcuni manufatti, tra cui uno degli alveari ideati dalla Trevelyan, il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, un Siluro a Lenta Corsa (Mas) che celebra la medaglia d’argento al valore militare al milite Leone ed un cannone risalente al 1915.
La parte sud è definita da una grande aiuola a cuneo in direzione dell’ingresso di via Roma e costituisce una sorta di parco delle rimembranze: la vegetazione è qui costituita da essenze arboree piuttosto eterogenee e da un filare di ulivi dedicati ai caduti della Grande Guerra (Foto 5).
La parte nord è la più ampia e si sviluppa su due livelli raccordati da una rampa inclinata e divisa da una piazza centrale allungata, pavimentata in modo diverso: per il ballo (di forma rotonda), per il gioco, per la sosta. L’area a quota più bassa, antistante gli uffici, è contraddistinta dal giardino degli odori e dalla pineta, organizzata secondo un andamento molto libero, dove, sotto Pinus pinea crescono vigorosi esemplari di Howea forsteriana, Chamaedorea pochutlensis, C. elegans e Chamaerops humilis; è contraddistinta da due viali paralleli che collegano l’ingresso nord con quello centrale. Due grandi padiglioni, ubicati a cavallo tra queste due aree, definiscono da un lato la piazzetta antistante l’ingresso nord e dall’altro il citato giardino degli odori, vicino alla parte centrale.
Un lungo e articolato viale panoramico, delimitato da una fitta siepe di Bougainvillea glabra e da un elegante parapetto traforato, funge da margine, sulla scarpata, per tutto lo sviluppo del parco.
La vegetazione, racchiusa e delimitata da cordoli in cemento a volte rafforzati da siepi di diversa entità e forma è presente con emergenze di notevole interesse storico-botanico, con alcuni esemplari mediterranei e diversi taxa esotici
subtropicali.
STRUTTURE ARCHITTETTONICHE ED ELEMENTI ORNAMENTALI
I padiglioni costituiscono, per la loro estrosità ed originalità, gli elementi di maggiore attrazione per il visitatore.
Di stile eclettico, tipicamente anglosassone ed ispirati alle costruzioni orientali, sono organizzati secondo un sistema diterrazze aperte sovrapposte con elementi strutturali ad archi, terminanti in sommità con delle piccole torrette quadrate.
Ideati e realizzati da Florence Trevelyan tra il 1890 e il 1899, furono da lei stessa denominati the beehives, gli alveari; in essi la Nobildonna era solita passare le sue giornate e oggi sono utilizzati come piccoli belvedere panoramici.
Molteplici sono gli accostamenti dei materiali usati: dalla muratura di pietrame a vista di vario taglio e dimensioni per le parti basamentali, alle murature di mattoni alternate con pietra lavica per le torrette; dall’uso del mattone a vista per tutti gli elementi voltati, a quello dei tronchi di legno rustici per balconcini e sbalzi.
Oltre ai “beehives” sono presenti i “cromlech”, manufatti in pietra formanti un cerchio mistico ed i “dolmen” fatti realizzare da Lady Trevelyan come monumento funerario ai suoi cinque cani.
Fra gli elementi ornamentali è da sottolineare – oltre al parapetto traforato in laterizio del viale di delimitazione sulla scarpata – la pavimentazione dei vialetti e delle aree libere. Essa è caratterizzata dall’accostamento di vari disegni di stile geometrico, realizzati con pietre levigate e saldate fra loro che, nel complesso, creano una fitta maglia continua di grande effetto visivo.