Sentieri

Sentieri riserva Capo Rama

Località:
Difficoltà:
Tempo di percorrenza:

Sentiero nr 1 da Cala Porro alla Torre
PUNTO DI PARTENZA E DI ARRIVO: Cala Porro
LUNGHEZZA COMPLESSIVA (percorso circolare): 1.400 mt
TEMPO Dl PERCORRENZA (comprese le soste): 1 h
DlFFlCOLTA’: facile (occorre avere gli scarponi)

Cala Porro

La morfologia del territorio è caratterizzata dalla presenza di una falesia attiva, ossia di una costa rocciosa, a strapiombo sul mare, alta all’incirca 35 metri, che la lenta e costante azione erosiva del moto ondoso tende a fare arretrare. Cala Porro, chiamata così per la presenza delle piante di cipollaccio, è una delle insenature formate dell’effetto erosivo del mare come il solco del battente alla base della falesia e le numerose grotte di origine marina e carsica.

La grotta di Cala Porro, al centro dell’omonima caletta, è una cavità profonda circa 25 m e alta fino a circa 2 mt.

Dalla volta pendono piccole cannule originate dall’acqua percolante. Alcuni scavi eseguiti negli anni ’70 del secolo scorso hanno portato alla luce testimonianze che attestano un’antica frequentazione della cavità come riparo e luogo di abitazione in età preistorica, post paleolitica.

Alla base della falesia è presente un’importante struttura conosciuta con il nome di trottoir (dal francese ‘marciapiede’) a Vermetidi.

Si tratta di una formazione biologica esclusiva della zona intermareale, costituita da molluschi Vermetidi e alghe calcaree. In presenza di scogli affioranti il marciapiede può estendersi per alcuni metri in larghezza, mentre a Capo Rama, dove le pareti delle falesie digradano ripidamente verso il fondale marino, assume l’aspetto di un cornicione che borda ininterrottamente tutta la scogliera all’altezza del solco del battente.

Il Bunker

Sulla costa, in prossimità del promontorio Capo Rama, esiste un posto di osservazione costiera (POC) costruito durante la II Guerra Mondiale. E’ una postazione circolare monoarma con caratteristiche più di controllo e sorveglianza che di prima linea di difesa, così come le altre simili presenti lungo il versante tirrenico dell’isola. Questa postazione, per la sua tipologia costruttiva, era atta a fronteggiare eventuali sbarchi ma non a fermarli per lungo tempo in attesa delle unità mobili di rinforzo; non è, infatti, idonea strutturalmente alla prova di grossi calibri, né idonea a sostenere strenue resistenze a oltranza.

La Torre di Capo Rama

Sull’estrema propaggine del promontorio di Capo Rama svetta la secolare torre di avvistamento, silenzioso testimone del tentativo di prevenire le rovinose incursioni sterrate dai pirati turco-barbareschi e dai corsari a danno delle popolazioni costiere.

Tipologicamente da ascrivere al XV secolo, la torre di Capo Rama è tra le prime a sorgere nel Golfo di Castellammare e nell’intera Sicilia, oltre a rappresentare anche la più antica costruzione esistente sul territorio del Comune di Terrasini.

Fu il re di Sicilia Martino il Giovane a prevedere, nel suo piano di fortificazione delle coste siciliane del 1405, l’edificazione di una torre sul Capo Rama, riconoscendo la valenza strategica del sito. La torre, che dal promontorio ha ereditato la denominazione, entrò a far parte del sistema delle torri senatorie, costituito da 10 postazioni costiere a difesa della città di Palermo, di cui rappresentava la più occidentale. Al suo interno si alternavano nella vigilanza due torrari, che divenivano tre in periodi di particolare timore, pagati dal Senato palermitano.

La torre di Capo Rama è rimasta attiva per quattro secoli durante i quali ha svolto la funzione di avvistamento e segnalazione dei pericoli che giungevano dal mare. Dalle Opere degli storici apprendiamo che questa torre non è mai stata attrezzata con pezzi di artiglieria perché le caratteristiche fisiche della struttura non erano adatte a sostenere il peso e le sollecitazioni dinamiche degli strumenti da fuoco allora in usa. Il tetto era coperto con volta a botte (dammuso) in conci di tufo sagomati e intonacati. La torre si eleva per due piani dal suolo e si articola i su tre livelli: la base con la cisterna, il primo piano con un locale a pianta circolare e la terrazza (astracu) da dove partivano le segnalazioni visive di fumo o di fuoco (fani). L’edificio aveva due aperture all’altezza del primo livello rivolte una verso mare e l’altra verso terra; quest’ultima fungeva pure da porta d’accesso a cui si giungeva attraverso una scala retrattile.


Sentiero 2 “Rocce di Piattaforma Carbonatica Mesozoica a megalodontidi”
PUNTO DI PARTENZA: piazzola davanti l’ingresso della Riserva
PUNTO DI ARRIVO: il percorso termina all’affioramento geologico
LUNGHEZZA COMPLESSIVA: 664 m
TEMPO Dl PERCORRENZA (comprese le soste): 30’ circa
DIFFICOLTA’: facile (occorre avere gli scarponi)

Si tratta di una successione di rocce carbonatiche mesozoiche. È organizzata in corpi stratiformi, detti ciclotemi, che succedendosi costantemente hanno permesso di riconoscere, nella storia geologica dell’intera successione, un regolare ripetersi di diverse condizioni ambientali. 

Ogni ciclotema, dello spessore medio di circa 2,5 metri, è infatti costituito dall’associazione di tre litofacies attribuibili a tre diversi ambienti di deposizione che si sono succeduti nell’ambiente di piattaforma carbonatica in seguito a ripetute oscillazioni del livello del mare.

ROCCIA 24: Calcari con megalodontidi e pisoliti vadose 

Caicari con megalodontidi, in posizione fisiologica, caratterizzati da strutture vadose formatesi durante la fase di trasformazione dei sedimenti in rocce e dalla presenza di grossi lamellibranchi, numerosi gasteropodi e coralli. L’ambiente di deposizione è quello di laguna di retroscogliera a moderata energia. Calcari megalodontidi e pisoliti vadose 

ROCCIA 27: Livelli di pisoliti vadose

I calcari dell’affioramento triassico sono caratterizzati da granuli sferici di dimensioni > 2 mm costituiti da cristalli di dolomia e calcite, prodotti da precipitazione meteorica di carbonato di calcio attorno a frammenti di scheletri calcarei di organismi (bioclasti).

Oncoliti

Le oncoliti sono strutture organogene più o meno concentriche, costituite da un nucleo di calcite e/o dolomite orlato da lamine derivanti dal ricoprimento di alghe incrostanti e foraminiferi bentonici in grado di provocare la precipitazione del carbonato di calcio all’interno dei loro tessuti. Questi organismi, diffusi nel calcari con i lamellibranchi, sono elementi caratteristici dei calcari dolomitici a megalodontidi e in generale della facies di laguna di retroscogliera.

Fossili in “posizione fisiologica”

Queste rocce sono ricche di fossili: gasteropodi, ammoniti, megalodontidi, idrozoi, foraminiferi arenacei dicerocardidi e molti altri organismi.

Poiché molti di essi mostrano di essere stati fluitati, l’età delle rocce è stata dedotta dai fossili di sicuro valore stratigrafico che è possibile osservare nelle loro posizioni fisiologiche esclusivamente nei calcari e calcari dolomitici a megalodontidi.

Questi fossili consentono di attribuire queste formazioni rocciose a un’età di circa 200 milioni di anni.

Stomatolitii con bird-eyes

Le Stomatoliti sono “strutture organico-sedimentarie, molto comuni nelle piane di marea in cui la sedimentazione è carbonatica. 

Hanno una forma tabulare e sono costituite da sedimento particellare fine  disposto in lamine sottili piano-parallele o ondulate, inglobato per azione di alghe cianoficee, che vanno ricoprendo vari letti di fango carbonatico.

Tra le lamine sono evidenti strutture da disseccamento note come bird-eyes, che indicano un ambiente litoraneo soggetto a periodi di emersione. 

Rocce 23-2: Loferiti con allineamenti di shrinkage pores e sheet cracks.

Si osservano vacuoli allineati lungo le lamine (shrinkage pores, cavità condromorfe) e cavità planari e trasversali di tipo trapezomorfo (sheet cracks), occluse da cristalli dolomitici formatisi a seguito di processi meteorici. 

Roccia 26: Brecce loferitiche con strutture a “tepee”

Si osservano sia strutture inarcate verso lalto (“tepee”), dovute all’inarcamento di frammenti rotti del deposto stromatolitico esposto per lungo tempo agli agenti atmosferici, sia elementi embriciati uno sull’altro (brecce da collasso). Si rinvengono frammenti di alghe, ammoniti e idrozoi, interpretati come tempestiti di ambiente sopratidale.

Sequenza delle tre Iitofacìes nella Successione triassica di Capo Rama.

Dal basso:
A) Dolomie stromatolitiche e loferitiche (superficie di alterazione);
B) Brecce loferitiche (superficie di erosione);
C) Calcari e calcari dolomiticì a megalodontidi.

La genesi di ogni ciclotema è stata così ricostruita: su un substrato consolidato si è verificato un episodio trasgressivo del mare con deposizione di fanghi con alghe, foraminiferi, grossi lamellibranchi; successivamente, un episodio regressivo ha portato alla formazione di un ambiente litorale con depositi stromatolitici e loferitici. Qui ha avuto inizio la litificazione del sedimento con disseccamento che ha portato alla formazione delle strutture a “tepee”, al loro collasso e la formazione delle brecce. Più o meno contemporaneamente si sono verificati processi dell’alterazione meteorica.

Litodomi

Le rocce calcaree appaiono caratterizzate dalla presenza di incavi scavati da molluschi marini (litodomi) in grado di perforare le rocce mediante produzione di secrezioni acide.

Carsismo

Essendo costituite prevalentemente da carbonato di calcio e dolomite, le rocce della Successione triassica sono soggette a dissoluzione carsica ad opera dell’acqua, sia meteorica che marina, che ha generato negli affioramenti superficiali originali sculture litiche. Abbondanti sono anche le cavità da dissoluzione riempite da cementi calcitici e/o silt vadoso, che presentano una colorazione rossastra per la presenza di ossidi di ferro.

  


Sentiero nr 3, la Riserva e Cala Rossa
PUNTO DI PARTENZA E Dl ARRIVO: Cala Rossa
LUNGHEZZA COMPLESSIVA (andata e ritorno): 8.000 m.
TEMPO Dl PERCORRENZA (comprese le soste): 2 h ‘
DIFFICOLTA’: facile (occorre avere gli scarponi)

Una vastissima rete di strade, le Regie Trazzere, ‘ coprono da millenni l’intera superficie della Sicilia in lungo e in largo. Sino all’Unità d‘Italia si intendevano, con il termine trazzere, tutte le vie e strade extraurbane di qualsiasi importanza. Con il termine regie (in uso solo dal XIX secolo) si denominano le trazzera del Demanio Regio che collegavano tra di loro, sino alla costruzione delle strade carrozzabili iniziate a costruire in Sicilia a partire dal 1779, quasi tutti i centri abitati della Sicilia che possedevano un interesse regionale (L. Santagati, 2006). La RT 554 percorre questo tratto di costa prospiciente la falesia.

La falesia di Cala Rossa

Lungo questo tratto di costa, il paesaggio che si può ammirare e davvero incantevole. Di fronte si staglia la falesia bianca e rossa di Cala Rossa che geologicamente è caratterizzata da “scaglia” (composta in parti uguali da calcare e marna). La regolarità della  successione degli strati rocciosi è interrotta da una  serie di pieghe di varia grandezza rese possibili , dalla plasticità della roccia. L’habitat tipico di questa , parete rocciosa esposta a est è particolarmente severo ed inospitale per la vita delle piante vascolari. Infatti, all’estrema povertà di un vero e proprio suolo, fa riscontro una carenza di acqua e di sostanze nutritive, oltre a vari altri fattori ostativi, quali il vento e la radiazione solare. In questi habitat si riscontrano diverse specie endemiche o sub-endemiche tra cui: iberide sempreflorida, finocchiella di Boccone, perpetuini delle scogliere, zafferanetto di Linares, ombelico di Venere e garofano rupestre.

Per vivere in questo habitat le piante rupicole hanno sviluppato diversi organi specializzati per la captazione e l’accumulo di acqua. Questo tratto di costa è di rilevante interesse ecologico per le specie di uccelli stanziali e migratori: falco Pellegrino, rondone pallido, airone cenerino, colombaccio, taccola.

Il trottoir ospita la più alta biodiversità del mare, con diverse centinaia di specie fra molluschi, alghe, crostacei, pesci ed altri organismi.

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Un viaggio sostenibile e solidale attraverso la storia e la natura della Sicilia

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